TRANSI.TI.AMO DATI ARCHEOLOGICI: DAL MATERIALE AL DIGITALE SUL CAMMINO DELL’OPEN SCIENCE

Itineraries - Dissemination

TRANSI.TI.AMO DATI ARCHEOLOGICI: DAL MATERIALE AL DIGITALE SUL CAMMINO DELL’OPEN SCIENCE

di A. Caravale, A. Piergrossi, I. Rossi

In occasione dell’edizione di Futuro Remoto 2021: TRANSIZIONI (Napoli, novembre 2021), nell’ambito dell’iniziativa “Raccontare con 10 scatti”, è stato preparato dalle ricercatrici ISPC del Gruppo Open Data l’intervento “Transi.TI.AMO dati archeologici: dal materiale al digitale sul cammino dell’Open Science”, con lo scopo di illustrare come lo studio del dato archeologico avvenga attraverso una filiera di attività che trovano nella dimensione digitale il loro più attuale punto di arrivo. Di tale intervento, destinato agli studenti di scuola superiore e universitari, viene proposta qui una sintesi, che ben si adatta a questa sezione del Virtual Museum of Archaeological Computing, dedicata ai giovani e alla loro interazione con il mondo dell’antico e alla sua dimensione digitale.

I dati archeologici

L’archeologia è veramente, come nell’immaginario collettivo, la scoperta dei tesori del passato, ma è anche il lavoro meticoloso di un analista scientifico e allo stesso tempo un esercizio d’immaginazione investigativa e creativa (fig. 1). Che si tratti di faticare nello scavo sotto il sole o di immergersi per raggiungere relitti sommersi o di esplorare le fognature di un’antica città, l’oggetto della ricerca archeologica è sempre l’interpretazione della cultura materiale del passato al fine di ricostruire le società antiche. L’archeologo, come lo scienziato, raccoglie dati, conduce “esperimenti”, formula ipotesi, verifica tali ipotesi alla luce di altri dati e costruisce un modello, cioè una descrizione che riassuma il più verosimilmente possibile la regolarità osservata nei dati.

I resti archeologici oggetto di indagine possono essere interi territori o siti, ma anche le architetture delle abitazioni e degli edifici templari, i complessi produttivi e le città dei morti o i singoli manufatti. Tali resti non trasmettono un messaggio diretto, ma devono essere studiati e interpretati per essere divulgati e resi accessibili sia agli studiosi, sia alla più ampia comunità del pubblico interessato. Si tratta dunque di un complesso percorso d’indagine scandito dalle tappe dell’individuazione, della raccolta, dell’organizzazione e dello studio e interpretazione dei dati, della loro pubblicazione e della loro fruizione.

Più di ogni altra categoria di materiali la ceramica, essenziale in ogni società umana e praticamente indistruttibile, offre agli archeologi la fonte più abbondante di informazioni sul passato (fig. 2). Una gran parte del lavorok dell’archeologo si basa sul principio elementare che gli oggetti vengono riconosciuti attraverso le loro forme e classificati, distinti e raggruppati attraverso il metodo tipologico, al fine di creare repertori che consentano di operare confronti fra oggetti coevi presenti in siti diversi come fra oggetti di epoche diverse presenti sullo stesso sito. Le ricerche attuali puntano anche l’attenzione sull’identificazione delle fonti di approvvigionamento dei materiali grezzi attraverso le analisi archeometriche, l’indagine dei circuiti di circolazione, delle tecnologie antiche e talvolta dell’organizzazione sociale della produzione.

Pubblicare i dati archeologici

Pubblicare e far conoscere i risultati delle ricerche sono per l’archeologo momenti fondamentali del proprio lavoro di studioso. Le strade percorribili per la diffusione e la condivisione di tali risultati sono numerose e diversificate per impegno, strumenti informativi, tempi di realizzazione ed eterogeneità di destinatari. Il mezzo privilegiato che l’archeologo usa per pubblicare i suoi dati sono gli articoli editi in riviste che hanno circolazione nella comunità scientifica. L’affermazione di Internet come strumento di divulgazione della conoscenza e degli scambi nella ricerca ha fatto sì che negli ultimi anni molte di queste riviste abbiano messo online gli articoli editi, venendo così incontro alle richieste dell’open science che si propone l’accesso aperto all’informazione scientifica e la libera fruibilità dei dati.

E’ pubblicata in formato sia cartaceo che elettronico la rivista “Archeologia e Calcolatori”, specificatamente orientata all’illustrazione di casi studio in cui per analizzare il dato archeologico si fa ricorso a tecnologie informatiche. Nel tempo la rivista ha cercato di valorizzare la sua presenza in rete, attraverso riflessioni e iniziative diverse. Una delle più recenti è quella relativa alla valorizzazione delle immagini presenti negli articoli, pubblicate online quando possibile anche come modelli tridimensionali.

Internet e i social media hanno profondamente cambiato il modo in cui le informazioni vengono trasmesse e fatte circolare. L’esplosione dei nuovi media digitali ha avuto e ha tuttora grandi ricadute nel campo dell’archeologia, portando con sé anche una necessaria riflessione su cosa e come comunicare. L’informazione data deve essere infatti leggera e accattivante, ma contemporaneamente credibile affidabile e autorevole. Lo strumento maggiormente utilizzato per divulgare notizie è Facebook che viene impiegato sia per la condivisione di dati, sia per la promozione di eventi, ma anche Twitter e Instagram vengono usati nella divulgazione di dati, informazioni e immagini (fig. 3).

Altri modi per comunicare oggi l’archeologia sono i videogiochi, i video (fig. 4) e le ricostruzioni virtuali, per cui si rimanda agli altri itinerari presenti in questa sezione, specificatamente loro dedicati.

Dalla catalogazione alla pubblicazione: gli archivi digitali

Le informazioni, per essere riutilizzate per nuove ricerche o anche per mettere in discussione precedenti risultati, devono essere messe a disposizione della comunità. Diventa quindi centrale la pubblicazione del dato digitale, cioè di quel pezzetto di informazione che, una volta fornito ad una macchina, può essere memorizzato, elaborato, arricchito, interconnesso con altri pezzi di informazione e infine reso all’utente, diventando significativo per specifici fini.

Il tipico canale di pubblicazione dei dati in archeologia è quello degli archivi digitali (fig. 5). Essi si compongono di un sistema per la registrazione dei dati (normalmente un database) e di un’interfaccia che ne facilita la compilazione. Oggi, grazie alla diffusione e alle potenzialità della rete, gli archivi digitali possono essere pubblicati online e renderli aperti per una libera consultazione è una scelta virtuosa, che le istituzioni nazionali e sovranazionali incoraggiano con forza sempre maggiore. Per essere aperti, i dati devono essere esposti online in specifici formati in un repository open access, strutturato in modo da essere conforme ai requisiti del protocollo dell’Open Archives Initiative. In questo modo, gli archivi diventano “data providers”, ovvero fornitori di dati: attraverso un procedimento detto “harvesting”, letteralmente “mietitura”, i dati esposti normalmente in formato XML vengono presi da altri sistemi che li possono riutilizzare per fornire ulteriori servizi e che per questo sono chiamati “service providers”. In questo processo di riuso, sono fondamentali i metadati che descrivono e identificano la risorsa digitale e che dovrebbero essere modellati secondo i principi FAIR: dovrebbero cioè essere findable (rintracciabili), accessible (accessibili), interoperable (forniti secondo dei protocolli che permettano alle macchine di processarli) e reusable (riutilizzabili). Ciò comporta che i dati debbano essere esposti con delle licenze aperte e secondo degli schemi standardizzati, condivisi dalla comunità, di modo che lo harvester possa riconoscere il tipo di metadato in oggetto e quindi interpretarne il significato.

Infrastrutture e aggregatori

Oggi grandi infrastrutture europee come OpenAIRE ed Europeana favoriscono la ricerca e la consultazione di dati e pubblicazioni scientifiche, supportando contemporaneamente i ricercatori nell’essere conformi alle politiche europee sull’accesso libero alle risorse scientifiche in rete (fig. 6). In particolare OpenAIRE aggrega i metadati dei prodotti scientifici ad accesso aperto, permettendo di reperirne facilmente i file (ad esempio i testi degli articoli) e di relazionarli fra loro (ad es. tramite citazioni, soggettari, etc.), consentendo anche di collegare il prodotto scientifico al finanziamento che lo ha reso possibile e monitorando così l’applicazione degli obblighi sull’Open Science legati ai finanziamenti pubblici.

Europeana è il più grande portale per l’accesso ai dati sugli oggetti digitali di interesse culturale in Europa. Aggrega risorse provenienti da musei, enti di ricerca, istituzioni culturali, al fine di facilitare la loro scoperta e fruizione. In particolare, Europeana Archaeology si interessa specificamente di promuovere il patrimonio archeologico e i dati connessi. Non è uno strumento legato al solo mondo scientifico, ma più ampiamente alla promozione del patrimonio culturale europeo.

VMAC 2022